Quante volte avete letto una storia senza pensare realmente al personaggio protagonista della stessa?
La storia procede, aggiunge piccoli dettagli sugli accadimenti e, a volte, non sempre, anche sull’aspetto fisico. Ci sono storie in cui l’aspetto fisico determina lo svolgimento stesso delle storia e altre in cui il personaggio potrebbe essere biondo o avere i capelli castani o essere calvo.
Ma la mia storia come inzia? Non è il caso di raccontarla, almeno non esattamente. Visualizziamola.
Se avessi una telecamera vi direi che l’inquadratura iniziale avviene da lontano. Si vede la neve cadere, non c’è nessuno tutto intorno e si intravede una sagoma lì sul fondo.
Quando si nasce, ognuno ha la sua data scritta su un certificato e saprà ogni anno quando festeggiare il compleanno.
Quando invece penso a un personaggio di un romanzo, di un racconto, la sua data di nascita non sempre è indicata e, in ogni caso, non invecchierà mai, potrebbe anche non morire mai, visto che la sua vita è rappresentata in un certo arco di tempo. Potrebbe rimanere giovane per sempre e vivere diverse esperienze in un arco breve di tempo. Esperienze sempre nuove, di continuo.
Di solito, quando si dice che il nome influenza la propria esistenza non si dice una stupidaggine, spesso questo compromette tutto e quando un autore lo sceglie per te la cosa è ancora più strana. Diventi un figlio, ma non sei davvero un figlio, forse un fratello, quel fratello che non c’è mai stato, ma non è nemmeno così che succede. Diventi il suo migliore amico, ma non sei davvero il suo migliore amico, sei tutto e nulla, ma sai che la tua vita è nelle sue mani… e io mi fido di Giovanni, anche perché è assieme che abbiamo visto questa storia nascere dal nulla, da una calda estate del mese di giugno del 2009. Nata per gioco, come nascono tutte le storie, e poi proseguita in modo da legarci sempre di più l’uno all’altro.